La nostra storia inizia nel 1861...
Nel 1861 il Consiglio provinciale di Milano sollecitava le Amministrazioni comunali ad istituire “bersagli mandamentali” per l’addestramento all’uso delle armi dei cittadini in quanto v’era l’esigenza, estremamente patriottica, di preparare tutti gli italiani alla difesa della recentissima unità d’Italia.
La Giunta municipale gallaratese contattò prontamente i Comuni limitrofi per raccogliere i finanziamenti necessari a istituire il “bersaglio mandamentale”; il sindaco Vito Missaglia, nella lettera in cui illustrava il progetto, metteva in luce come il poligono di tiro fosse il “migliore mezzo per assicurare l’indipendenza, la libertà e l’ordine pubblico del Paese”. Per le croniche mancanze di fondi nei bilanci comunali non se ne fece nulla.
Nel 1862 fù annunciata la ufficialmente visita di Giuseppe Garibaldi a Gallarate. Il presidente del Consiglio Bettino Ricasoli aveva incaricato l’illustre patriota a visitare varie città lombarde al fine di convincere gli amministratori ad istituire i Tiri a segni.
Garibaldi perseguiva anche un altro fine: raccogliere volontari per liberare Venezia e Roma.
Per i gallaratesi divenne punto d’onore che il Generale nel corso della sua visita inaugurasse il Tiro a segno.
La Giunta comunale affrontò quindi con decisione questo tema e scelse come interlocutore il Comando della Guardia nazionale gallaratese.
La proposta dell’Amministrazione comunale consisteva nel mettere a disposizione della G. N. un terreno, situato vicino alla caserma di piazza San Lorenzo dove sarebbe stato costruito un Tiro a segno, mentre al Comando della Guardia nazionale competeva la gestione tecnico-amministrativa del poligono.
Nel contempo era però sorta a Gallarate la Società consorziale di tiro a segno dei carabinieri gallaratesi, una società privata il cui statuto prevedeva la costruzione e la gestione di un poligono di tiro. A questo sodalizio aderirono, assumendone i ruoli direttivi, i più eminenti membri della G.N. gallaratese e di fatto la nuova società divenne partner del Comune per la realizzazione del campo di tiro.
Purtroppo, nel giugno 1862 il presidente del Consiglio Urbano Rattazzi per motivi politici e di ordine pubblico comandava a mezzo delle Prefetture di sospendere la costruzione e l’istituzione dei Tiri a segno e quindi anche a Gallarate ogni iniziativa in tal senso venne bloccata.
Questa ordinanza governativa era la risposta del governo al tentativo dei volontari garibaldini di organizzare una spedizione per la liberazione del Veneto. Le truppe italiane, infatti, arrestarono il 15 maggio 1862 a Sarnico Francesco Nullo e alcuni patrioti e li condussero al carcere di Brescia. In questa città vi furono accesi scontri fra i cittadini, che volevano liberare i volontari, e la guarnigione militare.
Il Consiglio comunale affrontò l’ancora insoluto problema della costruzione di un poligono nuovamente nella seduta del 13 giugno 1867: l’occasione fù la richiesta dell’Amministrazione provinciale che Gallarate ospitasse, in qualità di Capoluogo di mandamento, la quarta edizione del Tiro provinciale.
L’importate manifestazione si era svolta nelle tre precedenti edizioni a Milano, Brescia e Lodi.
Il costo della manifestazione fù considerato troppo gravoso per il bilancio comunale anche nel caso si fosse rinunciato alla costruzione di un poligono di tiro e le gare fossero svolte nel poligono militare posto nella brughiera della Malpensa. Gallarate dovette quindi rinunciare all’onore di ospitare il Tiro provinciale.
In quei lontani anni nel Campo di tiro della Malpensa si esercitarono sia la Guardia Nazionale cittadina (fino al suo scioglimento avvenuto nel 1876) sia tiratori gallaratesi debitamente autorizzati di Comandi Militari.
A ricordo dell’attività agonistica svolta in quegli anni dagli sportivi gallaratesi si può segnalare la partecipazione Carlo Beltrandi e Alberto Bordoni ai tiri svoltesi a Genova (1863) e a Monza (1865). Camillo Carnelli, Leopoldo Ranchet e Luigi Galli parteciparono invece alla Gara nazionale di Firenze.
L’esigenza patriottica-militare che i cittadini fossero addestrati all’uso delle armi fece sì che il Governo emanasse la Legge n. 883 del 2 luglio 1882 che istituiva il Tiro a segno nazionale. Il dettato della legge comandava a ogni capoluogo di Provincia o di Mandamento l’istituzione di una sezione del Tiro a segno nazionale dotata di un proprio campo di tiro.
Già nel luglio 1882 si costituì a Gallarate la Società mandamentale di Tiro a segno con oltre 200 iscritti; presidente fù designato Achille Sironi (1836-1885?), industriale e assessore comunale. La segreteria e il deposito munizioni trovarono collocazione presso la palestra comunale mentre le esercitazioni di tiro si svolgevano presso il poligono militare della Malpensa.
Tuttavia, la Società mandamentale di Tiro a segno gallaratese ebbe il riconoscimento ufficiale solo un anno dopo: infatti il 20 novembre 1883 il sodalizio gallaratese fu ufficialmente riconosciuto dalla direzione provinciale di Milano per il Tiro a segno nazionale. E a quella data gli iscritti erano: 6 studenti (1° ruolo), 70 del 2° ruolo (milizia) e 136 del 3° ruolo (aperto a tutti i cittadini).
Rimaneva da affrontare la costruzione del poligono di tiro. Comune e Società affidarono la stesura del progetto all’ing. Federico Toni e all’arch. Augusto Guidini entrambi esperti del settore e alla cui perizia si doveva anche il progetto del poligono federale di Lugano. Questo progetto per gli alti costi rimase lettera morta e Gallarate dovette aspettare l’anno1899 per avere il proprio poligono.
Nell’agosto del 1888 un comitato di signore gallaratesi decise di testimoniare il proprio patriottismo promovendo una sottoscrizione per donare al sodalizio una bandiera con ricamato al centro l’emblema del Tiro a segno nazionale.
Raccolti i fondi, ben presto fu pronto il labaro che fu consegnato alla Società il 24 novembre 1888 nel corso di una cerimonia tenutasi nella sala riunioni del Broletto.
Il Piccolo corriere, una delle più antiche testate gallaratesi pubblicato per soli due anni dal 1888 al 1889, diede un ampio resoconto della cerimonia riportando estesamente i discorsi letti per l’occasione. La cerimonia iniziò con le parole della signora Giuseppina Buffoni Macchi, presidentessa del Comitato, che sottolineò come “la donna italiana plaude con tutto il cuore ad una Istituzione (il Tiro a segno) in cui ravvisa la sicurezza, l’intangibilità e il completamento dell’Unità nazionale”. Seguì il discorso del presidente del Tiro a segno gallaratese Leopoldo Ranchet (industriale che, in quei medesimi anni ricoprì anche la carica di Sindaco di Gallarate) che sottolineò “le nazioni governate a libero reggimento, si tengono onorate dell’intervento del sesso gentile alle feste della patria e della libertà e maggiormente è gradita la presenza della donna allorquando la gioventù è chiamata a ispirarsi ai forti ideali ed ai nobili intenti di una istituzione che ha per iscopo di concorrere coll’esercito a mantenerci indipendenti e liberi”.
Prese, per terzo, la parola a nome della Società democratica Olinto Pasta (sindaco di Gallarate dal 1906 al 1919 e presidente della Società ginnastica gallaratese per oltre un quarantennio) il quale, spesso interrotto da applausi disse che “il dono della bandiera per parte delle signore era l’elogio più lusinghiero, l’incoraggiamento più eloquente che si potessero fare alla Società di tiro a segno”. Si augurò “che tale Istituzione avesse a prendere lo sviluppo che ha in Isvizzera per avviarsi verso la Nazione armata in sostituzione degli eserciti permanenti esaurienti i pubblici erari. V’accennò pure che la legge istituente i Tiri a segno venisse modificata in senso più liberale e non ispirata ad una barocca burocrazia che paralizza e ad un pesante militarismo che comprime l’energia e l’iniziativa popolare. Terminò portando un affettuoso e doveroso saluto a Giuseppe Garibaldi. Parlò per ultimo l’egregio cav. Arnaboldi, sottoprefetto; egli augurò a nome del Governo e del cittadino, prospere sorti alla Società, di cui rilevò l’importanza per la patria, e si disse lieto di poter intervenire a feste che tornano a onore di quanti amano il proprio paese.
Con la già citata legge n. 883 del 1882 era stato istituito l’obbligo per i capoluoghi di Provincia e di Mandamento di dotarsi non solo di una Società di tiro a segno, ma anche di un efficiente poligono.
Comunque non fu questo il solo motivo che spinse la Presidenza del Tiro gallaratese ad affrontare i costi elevati per la costruzione di un bersaglio; di fatto il Poligono militare della Malpensa era distante dal centro del borgo e ad ogni esercitazione occorreva portarvi le armi e le relative cartucce.
Inoltre, non solo non poteva essere utilizzato dalla primavera all’autunno, in quanto veniva ceduto ai contadini per la fienagione, ma anche estremamente pericoloso per gli abitanti di Casorate Sempione e Cardano al Campo, a cagione dei proiettili vaganti del fucile 1891 che avevano incominciato a sostituire i vecchi fucili Vetterli in dotazione all’Esercito italiano.
Questa pericolosa situazione fu descritta nell’articolo apparso sul giornale gallaratese L’Indipendente dell’11 maggio 1895: “il vecchio bersaglio e la nuova balistite vanno a quanto pare poco d’accordo, tanto che i bersaglieri dovettero sloggiare da Busto Arsizio perché i proiettili del nuovo fucile passando sopra il parapalle andavano a cadere nell’abitato dei Comuni vicini. Anche al Poligono della Malpensa si verifica lo stesso fatto con grave pericolo degli abitanti. Constatato il fatto fu ordinato ai contadini di non lavorare nella campagna sottostante a Casorate e a Cardano fino a che i bersaglieri abbiano finito l’esercizio di tiro di combattimento. Sta bene l’avviso, ma non comprendiamo perché si debba costringere i contadini a stare con le mani in mano in questi momenti di intenso lavoro agricolo. Capisco che l’ordine è troppo perentorio dal momento che si ha a fare con del piombo, tuttavia non si può richiudere nelle case i contadini, il cui lavoro non ammette alcuna protrazione. Alla Viscontina di proprietà del sig. cav. Innocente Piantanida furono trovati diversi proiettili!
E’ una fortuna che il nuovo fucile sia ora soltanto nelle mani dei bersaglieri, diversamente la fanteria non avrebbe potuto compiere le solite esercitazioni. Si provveda però per un altro anno.
Tramontato il progetto di Toni e Guidini di un campo di tiro a Cedrate a causa degli alti costi, preventivati in lire 32.278,10, il sodalizio gallaratese acquistò, nel 1896 dall’Istituto delle orfanelle un terreno situato nella località detta la Samaritana in Madonna in Campagna.
L’acquisto della Samaritana fu finanziato dalla Provincia di Milano (La Provincia di Varese sorse nel 1927) con un contributo di lire 5.000.
Il progetto del poligono fu elaborato dall’ing. Alfonso Ceriani, direttore di tiro della Società di tiro gallaratese. I lavori di costruzione furono iniziati nei primi mesi del 1898 e terminati alla fine di quell’anno.
Nei primi giorni del 1899 l’ing. Tignolo del Genio civile di Milano collaudò positivamente l’impianto.
Il nuovo poligono, esteso per 27 metri di larghezza e 350 metri di lunghezza, era dotato di 8 linee di tiro a 100, 200 e 300 metri rese sicure da muri perimetrali, diaframmi, e quinte. Un ampio atrio accoglieva i tiratori e vi erano locali e magazzini necessari all’esercizio dell’attività sportiva. Architettonicamente il bersaglio è rimasto immutato sino ad oggi, garantendo sempre l’esercizio del tiro in condizioni di sicurezza.
I costi per la realizzazione del bersaglio furono coperti per lire 1.940,40 dal Comune di Gallarate, come era previsto dalle leggi vigenti in quei tempi, mentre la parte rimanente (il costo complessivo fu di lire 9. 702,03) rimase a carico del sodalizio.
La presidenza del Tiro reperì i fondi necessari mediante l’emissione di 250 azioni del valore di lire 25 ciascuna, infruttifere e rimborsabili a sorteggio ogni anno, e l’accensione di un mutuo, avvallato dal Comune di Gallarate, di lire 6.000 presso la Banca di Gallarate.
La Cronaca Prealpina del 12 maggio 1899 dedicò ampio spazio al resoconto della giornata che vide l’inaugurazione del Tiro a segno: un giorno che fu memorabile non solo per i tiratori ma anche per tutti i gallaratesi che videro con orgoglio la nutrita partecipazione di autorità civili e militari alla cerimonia di inaugurazione e che poterono essere spettatori, con diletto e divertimento, di numerose manifestazioni di varia arte appositamente organizzate a corollario della manifestazione.
Il giornalista così racconta l’avvenimento: “a ricevere gli ospiti erano alla stazione la musica cittadina colla Società di tiro a segno capitanata dall’infaticabile presidente signor Giuseppe Ferrario, tutte le autorità cittadine politiche, amministrative e giudiziarie (che non erano poche essendo in quegli anni Gallarate capoluogo di Mandamento) il Comitato della Società di tiro a segno incaricato dei ricevimenti.
Appena il treno rallentò in stazione, la musica intonò la marcia reale. Discesero: il tenente generale Ferrero, comandante il Terzo corpo d’armata in tenuta, il tenente generale Sironi a riposo , gallaratese, in borghese, il prefetto conte Municchi, il suo segretario avv. Luzzatto, il colonnello Mauri dello Stato maggiore, l’on. Ronchetti, il comm. Ettore Ponti, il deputato provinciale Brugnatellii , il presidente del Tribunale di Busto cav. dott. Pogliani, il procuratore del Re cav. Pagnacco, il sindaco di Busto Arsizio cav. Marinoni, la Società di tiro di Legnano col proprio presidente magg. cav. Questa ed il signor dell’Acqua, con musica, la Società di tiro di Busto Arsizio col proprio presidente magg. cav. Virti, con musica, quella di Milano.
Le autorità furono portate con eleganti landau al campo di Madonna in Campagna per la cerimonia dell’inaugurazione accompagnata dai consueti e inevitabili discorsi ufficiali il presidente Ferrario lesse un applaudito discorso patriottico, facendo rilevare l’importanza dell’istituzione del tiro a segno nazionale. Il sindaco Calcaterra diede il benvenuto alle autorità. Il prefetto, in uno splendido discorso, parlò del tiro a segno come istituzione eminentemente civile ed educativa. Termina inviando un caloroso evviva al Re, ripetuto da mille voci. L’entusiastico discorso fu vivamente acclamato. Poscia ebbe luogo l’inaugurazione e il primo a sparare il colpo di fucile fu il tenente generale Ferrero. Finita la cerimonia le autorità si recarono ad inaugurare le mostre campionarie di vini, liquori, di fiori e la pesca di beneficenza.”
Anche il Corriere della sera del 12-13 maggio 1899 celebrò l’inaugurazione del nuovo campo di tiro a 300 metri: “Con un tempo indiavolato e coll’intervento delle Società di Tiro a Segno di Varese, Busto Arsizio, Legnano, Milano ed Arona, si è inaugurato ieri a Gallarate il nuovo poligono di tiro.
Parteciparono alla solenintìà ìl prefetto di Milano Municchi col suo segretario avv. Luzzatto, il generale Osio, il col. Mauri dello Stato maggiore, il ten. gen. in aspettativa Sironi, il dep. provinciale Brugnatelli, il comm. Ettore Ponti, il pres. di tribunale di Busto cav. dott. Pogliani col procuratore del Re Pagnacco, il pretore, il facente funzioni sindaco di Busto cav. Marinoni, il sindaco di Legnano cav. ing. Borghi.
L’arrivo di questi personaggi fu accolto al suono della Marcia reale; erano a riceverli alla stazione il sindaco di Gallarate, Calcaterra, con la Giunta municipale, il sottoprefetto cav. Aphel, tutte le altre autorità cittadine, il presidente della Società di tiro a segno Ferrario Giuseppe, il Comitato delle feste, il prevosto don Buffoni, ecc. ecc.
Dopo aver inaugurato nel cortile del Municipio le mostre campionarie di vini, liquori e fiori, le autorità si recarono al campo di tiro ov’era per loro eretto un apposito palco di fronte a quello degli invitati, gremito di signore.
Fu letto un dispaccio della principessa Letizia ed uno del Sindaco di Milano scusanti la lor assenza.
Il presidente del Tiro a Segno signor Ferrario lesse quindi un applaudito discorso nel quale accennò anche al viaggio del Duca degli Abruzzi.
Parlarono anche il sindaco Calcaterra e il Prefetto.
Primo a sparare il colpo di fucile fu il tenente generale Ferrero, la banderuola al bersaglio segno 2. Sparò quindi il Prefetto facendo 3. Spararono poi un colpo per ciascheduno i veterani cav. uff. dott. Mazzuchelli, ex-sindaco con 2 punti, carlo Bossi con 3 punti, il presidente Ferrario ed il sottoprefetto.
Alle autorità venne quindi offerta una colazione ai Tre Re.
Il prof. De Vincentis tenne in ultimo una commemorazione del comm. Breganze che fu presidente onorario della Società gallaratese per gli studi patrii.
La festa si chiuse con una pesca di beneficenza.
Nel pomeriggio si tennero le prime gare, a titolo di curiosità si ricorda che durante le giornate inaugurali, dall’11 al 16 maggio, furono consumate ben 22.356 cartucce. Alle gare parteciparono tiratori affiliati alle società di Milano, Legnano, Busto Arsizio, Arona.
1902: fu inaugurato il 14 settembre un “busto-ricordo di S.M. Umberto°” opera dello scultore bergamasco Andrea Paleni; per dare maggiore rilievo all’avvenimento furono celebrati anche i 25 anni di attività della Società ginnastica gallaratese, che da sempre aveva stretti legami con la Società di Tiro.
La Cronaca prealpina del 17 settembre 1902 diede ampio risalto alla cerimonia: “L’inaugurazione di un busto a Umberto.
Alle 9 e mezzo di domenica mattina (14 settembre n.d.r.), sotto la pioggia moveva dal Palazzo di città per il campo di Tiro a segno alla Madonna in Campagna un lungo corteo formato delle due musiche cittadine, delle Società Operaria, “Esercito”, Ginnastica, seguite dalle carrozze colle autorità.
Verso le 10 giunse al poligono anche il prefetto Alfazio col maggiore generale Sapelli.
Da un palco appositamente addobbato parlò primo il sindaco Calcaterra che riandò la vita del Re buono, spentosi tragicamente nel martirio. Fu entusiasticamente applaudito.
Si scoprì poi il busto, opera del giovane artista Andrea Paleni, di Bergamo. E’ un bel ritratto assomigliantissimo. Al momento solenne dello scoprimento fu intonata la Marcia reale.
Seguirono il cav. Macchi, ringraziando per la Presidenza del Tiro i convenuti pure applaudito, e in fine il prefetto Alfazio; il quale si rallegrò del sentimento patriottico della cittadinanza e rievocando la recente visita dell’attuale Re, figlio degno del martire, a Gallarate.
Erano presenti alla solenne cerimonia tutti i membri della Presidenza del Tiro a segno, il comm. Oliva, il comm. Ranchet, il sottoprefetto conte Scapinelli, il pretore avv. Clerici, il segretario Carena ed altre personalità di cui mi sfugge il nome.
L’on. Ronchetti e il senatore Ponti telegrafarono, spiacenti di non poter prendere parte in presenza alla cerimonia.
In si passò alla distribuzione dei premi ai tiratori, accompagnata da continui applausi.
Alle 11 il corteo tornò in città. Verso mezzodì la Presidenza del Tiro a segno offerse al Prefetto e alle altre autorità una colazione, servita in modo inappuntabile all’Albergo Italia. Parlarono di nuovo il prefetto Alfazio, ringraziando per le accoglienze prodigategli, e poi il generale Sapelli, augurando bene per il paese. Il sottoprefetto conte Scapinelli ricordò che una simile cerimonia, si svolgeva contemporaneamente a Varese e propose fra la generale approvazione un telegramma al Sindaco della vostra città. (Il corrispondente scriveva da Gallarate n.d.r). Altri due telegrammi vennero spediti al Re a Racconigi e all’on. Ronchetti a Roma.
Dopo una visita alla città, alla chiesa di S. Pietro, al Palazzo delle scuole femminili in viale Umberto ed alla stazione elettrica della Società lombarda il Prefetto, accompagnato dal conte Scapinelli, fece ritorno, alle 16,20, a Milano, salutato alla stazione da tutte le autorità e da molti cittadini.
Nei primi anni del Novecento gli iscritti erano oltre 500. La Sezione, oltre all’attività sportiva, organizzava in primavera ed in autunno corsi, della durata di dieci giorni, di preparazione al tiro.
1908: si celebrano i 25 anni di fondazione della Società mandamentale di tiro a segno. Per l’occasione venne organizzata una Gara straordinaria a cui parteciparono le Società di tiro della Provincia di Milano che iscrissero numerosissimi atleti attirati anche dal ricco monte premi. Il re Vittorio Emanuele II offrì una medaglia d’oro.
1915 – 1920 a causa della Gande guerra il Poligono sospende ogni attività; nel1915 gli iscritti erano oltre 700.
1930 – 1936: con il fascismo Presidente e Consiglieri delle Sezioni di tiro non sono più eletti dai Soci ma sono nominati dalle Autorità locali, inoltre la proprietà del Poligono non è più della Sezione, che è espropriata a favore del Demanio militare. La normativa assegnava al Tiro a segno compiti di natura prevalentemente militare come precisato dal Reale decreto legge n. 2430 del 1935. Di fatto il Reale decreto assegnava al Tiro a segno nazionale il fine di “promuovere l’addestramento nel tiro degli obbligati all’istruzione premilitare e postmilitare”.
1942 -1945: sospensione dell’attività a causa della II Guerra mondiale.
1945: Agostino Macchi fu nominato commissario per la gestione della Tiro a segno gallaratese, il campo di tiro era in precarie condizioni e per anni non fu possibile organizzare gare ma solo effettuare allenamenti.
1957: si inaugurarono le nuove strutture di tiro con la gara Propaganda e fortuna. La ristrutturazione del poligono e l’acquisto delle armi necessarie comportò la spesa di oltre cento milioni di Lire totalmente sostenuta dal presidente del sodalizio Mario Agusta. La generosità dell’industriale aeronautico fu premiata dai notevoli successi ottenuti nelle competizioni dagli atleti gallaratesi.